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domenica 6 dicembre 2020

DOMENICA 6 DICEMBRE - TRADIZIONI E LEGGENDE


Nelle recite trovo tutta l'atmosfera del Natale: amore, gioia, commozione e ricordo. Maestra Roberta

RIFLESSIONE: leggo le tradizioni e mi faccio trasportare dalle leggende. Cosa mi colpisce di queste curiosità? 

Gli insegnanti  e i collaboratori della nostra scuola ci raccontano le loro tradizioni


Il Natale è fatto di luci, profumi, colori, allegria, doni… Ma anche di storie, racconti e tradizioni. Le mie vengono tramandate di madre in figlia e arrivano da lontano, da generazioni di contadini amanti della campagna e della natura, dalla quale si facevano guidare. Dato che il Natale era il periodo più ricco dell’anno, i miei bisnonni addobbavano l’albero con decorazioni mangerecce: mandarini, biscotti e cioccolatini pendevano dai rami, per la gioia di mia mamma che ogni tanto, senza essere vista, ne “rubava” uno! I miei nonni, la sera della Vigilia, consumavano la “Sena di set sen”: sette portate tutte di magro. Si mangiavano tagliatelle ai funghi, stoccafisso e mostarda, tutti alimenti “ricchi”! Oltre a questi cibi si mangiavano anche aglio (in insalata, con acciughe e verdure) e l’uva. Mentre il dolce era una torta di zucca, che rappresentava il sole. Per il pane, che veniva considerato una portata, bisogna fare un discorso a parte. Ogni anno, il 24 dicembre, mia nonna prendeva un “miccone” (pane tipico dell’Oltrepò), lo metteva nella madia, all’interno del suo sacchetto e lo conservava fino alla Vigilia dell’anno successivo quando ne dovevamo mangiare tutti un pezzetto. Se il pane si era conservato bene, il raccolto dell’anno sarebbe stato abbondante! Non so come ma questo pane ogni anno risultava buono, solo un po' secco! Il resto della pagnotta veniva dato agli animali della stalla, affinchè non si ammalassero. Durante la cena della Vigilia, che durava parecchio, si accendevano delle candele: se la fiamma non si spegneva era un buon segno per il futuro. Nel periodo natalizio mio nonno comprava sempre “l’almanacco del contadino”, con le informazioni sulle fasi lunari, per organizzare la semina dell’anno successivo. Prenderlo in questo periodo era propiziatorio. La mattina di Natale gli uomini della famiglia giravano di casa in casa a “portare bene”. Subito dopo si aprivano i regali, portati da Babbo Natale e Gesù Bambino. Tra i doni, oltre ai giochi, ci doveva essere sempre qualche indumento “da rinnovare”, da indossare cioè per la prima volta proprio il giorno di Natale. Alcune di queste tradizioni purtroppo non vengono più praticate ma si tramandano di anno in anno, per ricordare le nostre radici. Ovviamente la mia famiglia ed io stiamo creando le nostre tradizioni, un mix tra quelle “ereditate” e quelle nuove, perché il Natale è un ottimo momento per guardare con un po’ di malinconia al passato e tanta curiosità verso il futuro!   

Maestra Chiara



Fin da quando ero piccolo, il giorno di Natale, mi svegliavo presto la mattina, con l'ansia di vedere se Babbo Natale mi aveva portato i regali che tanto desideravo... Però...prima di aprirli, andavo sempre con mio papà a portare la fortuna a casa dei parenti e amici più stretti; mia mamma diceva che quando si è fortunati ad avere la salute e una famiglia, è giusto darne un po' anche agli altri è quindi da lì è nata questa tradizione, tutti gli anni... Poi quando tornavo a casa, aprivo i miei tanto attesi regali. 

Maestro Luca 


Natale in Sicilia significa pranzi, cene con amici, ogni scusa è buona per abbuffate di ogni genere. Non deve mancare la schiacciata tipica catanese e il baccalà fritto. I pasti con i parenti e amici sono un momento conviviale in cui ci si racconta e ci si diverte e durano tanto anzi tantissimo.

Poi non devono mancare i giochi: giocare a tombola ,a carte, a sette e mezzo , tivitti, mercante in fiera e zicchinedda.

E anche da noi in occasione del Natale non mancano mercatini e fiere, per scoprire i prodotti tipici e artigianato, dalle ceramiche alle paste di mandorla al pistacchio di Bronte.

  Maria, collaboratrice scolastica


Se penso al Natale non riesco a non pensare che a un luogo, non un luogo qualunque ma la casa, non una casa qualunque bensì la casa della nonna.

Quella era la casa con l'amore intorno.

I miei nonni avevano 6 figli.

Da Marina, seconda dei sei figli e Antonio, sono nata io, la prima di 13 nipoti.

Nella casa c'era un posto per tutti.

Negli anni, oltre ai nipoti sono arrivati i fidanzati dei nipoti che poi sono diventati mariti e mogli dei nipoti e dopo sono arrivati i figli di questi ultimi: i pronipoti.

Eppure c'era ancora posto per tutti.

Il grande tavolo della sala da pranzo doveva essere periodicamente sostituito per consentire a tutti, proprio a tutti di unirsi alla famiglia durante le feste.

Sebbene enorme, l'enorme tavolo lasciava lo spazio per un gigante abete addobbato e un magnifico presepe che il nonno arricchiva di anno in anno con nuovi pastori.

La nonna cucinava tutti i piatti della tradizione mentre il nonno bruciava una pigna sul fuoco perché la casa profumasse di pino.

A mezzanotte del 24 la nonna, la mia Wanda, distribuiva stelle di Natale infuocate e scintillanti e guidava il più piccolo di casa affinché riponesse Gesù bambino nella grotta mentre tutti gli altri cantavano"tu scendi dalle stelle".

Tutti abbiamo avuto il nostro turno!

Quando i nonni sono mancati abbiamo traslato le nostre tradizioni nella casa di mia madre che è altrettanto calda e piena d'amore.❤️

Maestra Gaia



Nel periodo di Natale in Sicilia antichi quartieri di paesi si trasformano in veri e propri presepi viventi.

Strette viuzze, case ormai disabitate fanno da scenario a un presepe molto particolare. 

Si rinnova il grande evento della nascita di Gesù Cristo. 

Le case e le strette viuzze si animano delle voci di "li Viddani", "li pastura", "li conzapiatta".

Si gustano anche i piatti tipici di una volta come "li ciciri", "lu pani cunzatu","lu maccu","la guastedda" facendo rivivere un passato che non si vuole dimenticare. 

   maestra  Serafina 4B


Ricordi di Natali lontani …

Ho parecchi ricordi di quando ero piccola: prima di tutto aspettavo Gesù Bambino che portava doni, di solito un giocattolo, il croccante e qualche torrone.

Mia mamma cucinava tutta la settimana precedente, per preparare gli “ anlot” ( agnolotti) di stufato, cotto lentamente nello strutto di maiale, per il pranzo di Natale. Ha continuato questa tradizione fino a pochi anni prima di lasciarci. Agnolotti così buoni( anche se per digerirli ci voleva circa una settimana!) non li ho mai più mangiati. Io provo a farli, ma il risultato non è neanche lontanamente simile!

Qualche giorno prima arrivava mio nonno Melo ( non gli ho mai chiesto perché lo chiamassero così, ho scoperto quando è mancato che si chiamava Fiorenzo)dalla collina portando funghi secchi, uva essiccata, una gallina pronta da farcire per il giorno di Santo Stefano, dedicato per tradizione al risotto giallo, e infine un salame che faceva la “ goccia” come diceva lui!

La sera della Vigilia si faceva quella che i miei genitori chiamavano “ La sera delle sette cene”, perché si doveva mangiare di magro ma sette cose diverse. Il menù classico della mia famiglia era: peperoni e cipolle che mio papà preparava e conservava in una piccola damigiana piena con aceto e non so cos’ altro … Era l’antipasto. Si consumava pane, seguivano pappardelle fatte in casa condite col sugo di funghi, una fetta di pesce palombo fritto con contorno di patate. Se contate sono esattamente sette cose, non si doveva tener conto di olio, burro, sale, acqua e vino. Non mangiavamo frutta perché mio papà sosteneva che mangiare qualsiasi frutto, specialmente le mele, la vigilia di Natale, avrebbe favorito l’insorgere sul corpo di quelli che lui chiamava “ bugnon”( tradotto bubboni, grossi foruncoli). Io di solito facevo un sacco di storie per mangiare la frutta, ma quella sera lì, vedendo preparato ( per il giorno dopo) un bel cesto con arachidi, noci , altra frutta secca ma, soprattutto banane( allora non si mangiavano normalmente), mi veniva una voglia matta di mangiarne! Il panettone, se arrivava in dono, il torrone e il croccante erano riservati al pranzo di Natale. 

Prima di cena di solito io salivo su una sedia e recitavo una poesia imparata all’asilo o a scuola, concludendola con: “ Se le feste sono liete, fate scorrer le monete “( me l’aveva insegnata di nascosto il nonno!) , tutti applaudivano e qualche monetina arrivava, a volte! Poi la mamma trovava la letterina che io avevo messo di nascosto sotto il suo piatto, piena di buoni proponimenti . Lei faceva finta di non essersene accorta, ma ora so che l’aveva vista! Dopo cena si giocava a tombola, ma anche a carte, nell’attesa di ascoltare la Messa di mezzanotte alla radio, ma io mi addormentavo sempre prima.( I miei genitori comprarono il televisore quando frequentavo la quinta elementare).

Ho davvero dei ricordi vivissimi e nostalgia per le persone che non sono più con me … Oggi ho un marito, figlie e nipoti e tanti altri che colorano le mie feste ma ci sono zone grigie di nostalgia che offuscano un po’ la gioia dell’essere insieme, perché i vuoti non si possono riempire.  

Maestra Antonella




1 commento:

  1. Bello! Le ho lette tutte, anche mia mamma conservava il pane. Le letterine sotto il piatto, la recita delle poesie. Andavo anch’io con mio papà a trovare gli zii per portare fortuna e fare gli auguri .L’attesa di Babbo Natale Quando c’erano i miei nonni si faceva una festa bellissima: i nonni, le figlie con i mariti ( 5 figlie ed un figlio) e tutti i nipoti (11). Purtroppo, poi la vita cambia, prima i nonni, zii e genitori. In questo momento storico festeggerò questo santo Natale con mio marito, mia figlia e i miei adorati animali. Questa è ormai la mia unica famiglia. Il Natale 2020 sarà sul serio la festa della famiglia, meno sfarzoso, pregando di avere sempre la salute e la forza per affrontare quanto la vita ci proporrà.
    Buon Natale a tutti ��
    Federica Ferrari, la vostra segreteria

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